Arrivederci, Africa!

Arrivederci, Africa!
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Il nostro ultimo giorno è arrivato, facciamo un ultimo giro in città prima di andare all’aeroporto.

Stamattina il tempo era meno brutto, ma comunque qui cambia ogni cinque minuti. Dopo colazione abbiamo fatto le valigie, cercato un posto per tutti i souvenir (una bella impresa) e alle 11 abbiamo lasciato l’hotel.

Abbiamo deciso di salire su Signal Hill per guardare Città del Capo dall’alto. Table Mountain non si vedeva, era nascosta dietro la sua nuvoletta. Abbiamo fatto bene a salirci il primo giorno. A Signal Hill ogni ogni (tranne la domenica) alle 12 in punto viene sparato un colpo di cannone. Dall’alto si vedevano benissimo il centro, lo stadio e il porto, e anche Robben Island, dove Nelson Mandela ha trascorso la maggior parte dei suoi anni di carcere durante l’apartheid. Poi siamo passati attraverso il quartiere Bo-Kaap dove vivono tutt’oggi tanti musulmani.

Alla fine ci siamo fermati al V&A Waterfront per fare un giretto, c’era tanta gente e dei gruppi di musicisti che suonavano e cantavano.

Dopo 3.317 km e 3.700 foto, purtroppo è arrivata l’ora di tornare a casa, anche se dopo più di due settimane un po’ ci manca. Abbiamo trascorso dei giorni bellissimi in un paese altrettanto bello. Ci rimarranno impressi la natura sorprendente e tanto varia, gli animali selvaggi che abbiamo osservato a pochi metri di distanza, la cultura ancora fortemente radicata nella vita quotidiana della popolazione, la povertà nelle townships e il sorriso della gente, le città multiculturali che cercano di ritrovare il loro splendore. Una cosa è certa: il Sudafrica non può essere raccontato in una frase. Deve essere scoperto. E come disse Proust: “Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi“.