Arrivo a Yogya dopo un lungo viaggio

Arrivo a Yogya dopo un lungo viaggio
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Ciao a tutti! Rieccoci con le nostre avventure, e questa volta saranno veramente tante. Dopo un viaggio durato pressoché 24 ore, passando per Singapore, siamo atterrati a Yogyakarta, città culturale nella parte centrale di Giava, terra dei vulcani.


L’aeroporto “internazionale” è piccolissimo, fate conto come un mini-appartamento. Già scendendo dall’areo abbiamo dovuto fare attenzione a non essere travolti da qualche mezzo in giro per la pista. Arrivati all’immigrazione, abbiamo dovuto acquistare un visto per 25$ a testa. Peccato che prendevano solo contanti (niente carte) e niente moneta. Ci mancavano 5€! Per fortuna un addetto all’aeroporto indonesiano ci ha anticipato i soldi per il visto, dato che i bancomat si trovavano tutti all’esterno. Presi i bagagli, siamo usciti in una specie di mercato, e dopo aver saldato il nostro debito, ci stava già aspettando la guida con l’autista che ci ha portato in albergo.

Dopo ca. mezz’ora di viaggio tra le strade affollatissime di Yogya, abbiamo raggiunto il Phoenix Hotel, un albergo centrale abbastanza carino, un po’ meno la camera, ma va benissimo. Siccome nel frattempo ci era passato anche il sonno – anche perché c’era il problema bancomat da risolvere (adesso tutto ok!), abbiamo deciso di avventurarci in città a bordo di un risciò. Dobbiamo ammettere che è un mezzo di trasporto abbastanza comodo se non si supera la nostra larghezza, diciamo che si sta “vicini vicini”. Ma purtroppo chi guida qui è abbastanza spericolato. Guardate il video (novità di quest’anno!).

Allora, ci siamo fatti portare a Taman Sari, il castello d’acqua, passando prima per il caos più totale e poi attraverso vicoletti tranquilli. Arrivati, il Taman Sari era chiuso, ma questo già lo sapevamo. Ci interessava solo fare un giretto e qualche foto. Cos’è successo? Il presunto giardiniere del palazzo reale (a Yogya regna ancora un sultano) ci ha fatto da guida turistica portandoci sopra i tetti del palazzo per dare un occhiata dietro le mura e alle piscine reali. Passando per quello che una volta era del sultano e dove oggi ci vivono i dipendenti reali, abbiamo visto all’opera degli artigiani che creano i wayang kulit e un atelier di batik. Poi abbiamo visitato le vecchie stanze del sultano, tra cui la cucina e la camera da letto con il particolarissimo sistema di raffreddamento. Al ritorno, sempre con lo stesso risciò che senza averlo chiesto era rimasto lì ad aspettarci (mica schemo…) siamo tornati sulla via principale, la Jalan Malioboro, e siamo scesi al mercato Beringharjo, il più grande in città, dove vendono praticamente solo vestiti. Poi siamo risaliti la strada a piedi, incrociando di tanto in tanto qualche turista, infatti non ce ne sono tantissimi.

A cena abbiamo seguito il consiglio della guida e abbiamo cenato qui di fronte (è sempre un’impresa attraversare la strada). Cibo tipicamente indonesiano, al dire il vero ci ha un po’ deluso, speriamo di mangiare meglio domani.

Oggi andiamo a letto presto, visto che siamo in piedi da 30 ore e che domani partiamo alle 6.30 del mattino!

Per la cronaca: Stephan ha partecipato attivamente alla redazione di questo post e non ha dormito come al solito.